domenica 19 febbraio 2012

Livorno-Bari 1-2, c'è qualcosa di magico nei cuori di questi ragazzi. Si vede la luna perfino da qui

foto di Massimo Longo per pugliacalcio24.it
Le critiche fortificano. Ormai non c’è più ombra di dubbio. Il Bari sa aspettare, colpire e chiudere una sfida complessa che una sola disattenzione difensiva rischia di mettere in discussione, senza intralciare più di tanto la strada del galletto verso l’ottava vittoria esterna.
Poi ci si abbottona, si riparte e si gioca con quel sudore che da queste parti si vedeva sempre meno sulle casacche dei calciatori biancorossi, giovani, spigliati e che costeggiano l’onda dell’entusiasmo, apprendendo dagli errori i relativi correttivi applicati da un tecnico spesso criticato per un “non gioco” o reo di aver sostituito a 15’ dalla fine Forestieri o Stoian. Bravi, pimpanti e concentrati sul lavoro di squadra, ma non di certo Messi o Cristiano Ronaldo, tanto da essere “insostituibili”. Contrariamente, però, il mister  campano non riesce a venir apprezzato per il lavoro di una squadra che ha poco alle spalle, oltre le penalizzazioni che incombono come pugni sullo stomaco sul lavoro di un gruppo “operaio” che sputa sangue dal primo giorno della settimana sino all’ultimo istante di partita, sempre giocato a spron battuto, qualunque sia il risultato. Applaudiamo, dunque, una squadra che ha tanto da lavorare, ma che regala ugualmente sprazzi di buon gioco che in una categoria come questa, eccezzion fatta per il Pescara, fatica ad esistere e a divenir compatibile con gli standard generali della Bwin. Da Cetara, invece, arriva un uomo caparbio e che nonostante l’addio di diverse pedine importanti riesce a reggere il peso di una piazza importante e, con la schiena dritta e carica di umiltà, porta i suoi risultati, anche sotto il punto di vista psicologico. Riprendersi dopo la sconfitta interna con il Sassuolo non è cosa da niente e, contrariamente ai pronostici della vigilia, Livorno è stata espugnata dalle reti, splendide, di Garofalo e Forestieri. Non era facile, soprattutto alla luce del buon momento degli amaranto che stavano ricominciando a prender quota, salvo riscendere vertiginosamente verso terra, segno che le distrazioni sono punite facilmente. Eppure Lamanna dopo 4’ ha sentito il trepido dei brividi sulla schiena, quando Siligardi ha esploso un gran tiro sventato con una gran prontezza di riflessi. Come quella intrapresa da Garofalo, abile a trovare una triangolazione che lo porta a scaricare un gran tiro, infilatosi nel sette per un vantaggio liberatorio e che, dopo le varie vicende societarie e di calcio-scommesse che tempestano la settimana del club, significa tanto. Questi ragazzi, però, sono speciali. Sono umili ed è come se avessero i tappi alle orecchie, in modo da proseguire per la loro strada, ricca di ostacoli seminati un passo alla volta, tutti insieme con la consapevolezza di chi è degno di chiamarsi “squadra”. Bene, è l’unione che conterà davvero per ritrovare tutte le componenti necessarie a provare a far rivivere anche un quarto dei fasti di tre anni fa. Sembra un tempo lontano, ma, in realtà, è un passato così vicino e che ancora rimane impresso negli occhi di tutti. Le cavalcate di Alvarez, le discese centrali di Almiron, i dolori di Barreto che agitavano una piazza intera, le parate di Gillet, il talismano-Kamatà, la grande muraglia Ranocchia-Bonucci e gli urli liberatori di Conte e Ventura che si susseguivano, lasciando un eco malinconico su Bari, falcidiata da vicende apparentemente surreali e che invece sono pure e triste realtà. I grandi uomini della favola hanno lasciato, questa bellezza è stata spazzata via come il vento farebbe con i castelli di sabbia, divertenti, faticosi da realizzare, ma fragili. C’è gente meno tecnica, meno esperta, ma motivata al massimo per cancellare tutti questi fotogrammi, senza lasciare un briciolo di ciò che c’è sul campo. Una squadra che lotta, non si ferma, cerca lo spettacolo con le azioni favolose che hanno portato le reti al “Picchi”. Non ci si intimorisce nemmeno dinanzi al gol di Paulinho. Il Bari di inizio stagione avrebbe subito il pareggio, rischiando anche di perdere. Questo no, mantiene i nervi saldi, quando può riparte e sfianca gli avversari, che non riescono a pervenire al pareggio nemmeno quando l’arbitro anticipa la doccia a Ceppitelli. Questa è unione, bisogna remare tutti dalla stessa parte e divertire, divertirci…E come direbbe il grande Ligabue “Niente paura, si vede la luna perfino da qui. “

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