Con 2 giorni di ritardo, pertanto approfittiamo della possibilità di scusarci con i lettori per il ritardo conseguito, torna l'editoriale sul Bari, uscente sconfitto in quel di Padova. Ha deciso un gol non irrestitibile di Trevisan, che con uno stacco imperioso a sorpassare Crescenzi batte Lamanna. Poi, la mancanza di grinta e determinazione, la mancanza di passione, la mancanza di orgoglio non permette agli uomini di Torrente, incapaci di trovare un'identità fisiognomica e una quadratura del cerchio utile ad imbastire medicine nei corpi malati biancorossi. Attenzione, però, che nonostante le critiche con le quali introduciamo questo editoriale, diamo ancora fiducia esclusiva alla squadra, che necessita ancora dell'amalgama giusta, di una intensità tattica maggiore e di un'impronta digitale che possa collaudare completamente una squadra che -specie i nuovi- ha voglia di fare e strafare non riuscendo a concludere l'obiettivo prefissato.
De Paula torna anomalo, ma prova, quantomeno, invano, a ritagliarsi uno spazio all'interno della manovra. Marotta lotta, corre ma non trova feeling. Un centravanti deve calciare in porta e questo, soprattutto in Bwin, è fondamentalmente importante. Lasciasse il lavoro sporco, ma sopratutto lasciasse stare i commenti di qualche sciocco che potrebbe destabilizzarlo psicologicamente, peggiorando la situazione di un attaccante che ha, comunque, segnato a raffica dappertutto. Diamo lui il tempo necessario per sbloccarsi. Forestieri sembra fuori ruolo e schierarlo centralmente sarebbe l'ideale, cosi come Bogliacino che ha bisogno dei tagli in profondità per fare male alle difese, mentre un passo indietro lo ha commesso Donati, un po impacciato ad impostare. Eppure già dalle prime battute si capiva che gli ospiti non avrebbero potuto mettere in difficoltà Pelizzoli, impensierito quasi per tutta la sfida, non comunque dominata da un Padova, non apparso perfetto, specie sul punto atletico.
Bisogna riprendersi ora, con la Nocerina, prossima avversaria di turno al "San Nicola", che non esulterà, in quel sabato, da 363 giorni, quando si inchinò al cospetto di Ventura il Brescia.
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