Se all’andata i campi modenesi erano da ritenersi talismano del buon percorso tracciato dal Bari, è anche vero che le stesse Modena e Sassuolo riescono a ricambiare il favore al “San Nicola”, espugnato due volte dalle squadre appena citate e che nel girone di andata si erano piegate rispettivamente alle reti di De Falco e Marotta. La sconfitta di ieri, però, scotta maggiormente per via di una gara giocata bene e che ha mostrato, nonostante gli zero punti, la vera caratteristica di questa squadra: tanto cuore.
Gli uomini di Torrente, che ieri ha festeggiato, in maniera piuttosto amara, il suo compleanno, ci mettono impegno e passione in una delle partite più complesse della stagione contro gli uomini di Pea, non irresistibili ma bravi a trovare in capitan Magnanelli il fulcro di un centrocampo che riparte velocemente, riuscendo ad arrivare in pochissimi tocchi nella metà campo avversaria, scaturendo pericoli ad un galletto propositivo, ma poco cinico a differenza dei neroverdi, abili a far maturare due reti in altrettanti tiri in porta. La classica freddezza della grande squadra, pronta al salto di qualità. D’altronde, però, un piccolo intoppo, seppur ancora dinanzi al proprio pubblico, contro una compagine molto quotata e che, a conti fatti, mantiene il passo del Torino, ci può stare, nonostante non sia del tutto meritato, specie per quanto visto nella ripresa. La squadra si è mostrata viva sin da subito, nonostante qualche idea confusa che non permette di presentarsi lucidi al cospetto di Pomini. Lucidità mancata alla retroguardia intera e a Lamanna al settimo minuto, quando sugli sviluppi di un corner, tre maglie neroverdi riescono a smistarsi la sfera, giunta a Terranova che tenta il gran gol in rovesciata. Il centrale ci riesce complice un’incertezza dell’estremo biancorosso che abbozza solamente un’uscita mai effettuata, osservando con lo sguardo la palla insaccarsi nell’angolino basso. Pronti-via, subito a rincorrere. Servirebbe maggior sicurezza. Cosa che non avviene per via di un centrocampo, eccezzion fatta per un Romizi ancora tra i migliori, piuttosto impreciso. De Falco e Bogliacino non sono propositivi come nelle ultime apparizioni e l’intero reparto offensivo ne risente, nonostante la grande applicazione con la quale Caputo fa a sportellate con la retroguardia emiliane e con cui Stoian e Forestieri offrono una gara di sostanza, senza riuscire a trovare il guizzo giusto. Il primo tempo così viene archiviato, per far spazio ad uno scenario diverso nei secondi 45’. Il Bari preme e sceglie di aprirsi maggiormente, accettando rischi di contropiede degli ospiti, vicini al gol con Sansone dopo 3’. E’ evidente, però, che la scena è cambiata ed è Caputo a provarci con la palla che termina fuori di un soffio. Il galletto gioca ed anche bene, Forestieri copre perfettamente la doppia fase, mentre Stoian non riesce ad incidere, anche per via di un problema al flessore. Ciò non toglie, però, che dopo una lunga serie di prestazioni favolose sfoderate dal fantasista rumeno, non ci sia una giornata meno brillante del solito (attenzione, il numero 20 ha comunque disputato una buona partita, anche se non secondo i suoi standard). Far ricadere le responsabilità di una squadra su un ventenne, che non è assolutamente la conditio sine qua non che garantisce i risultati ad una squadra sfortunata e a tratti ingenua. Classici peccati di gioventù che possono capitare ad un primo anno di Bwin. Ovvio parlare della sfera persa, inutilmente, sulla tre quarti campo da Ceppitelli che permette al duo Magnanelli-Marchi di involarsi in area e trovare un rigore piuttosto discutibile. Sansone dal dischetto sembra chiudere i giochi. Il Bari non molla, ha voglia di vendere cara la pelle, oltre quella valvola d’orgoglio che tiene viva ogni speranza. Crescenzi lascia partire un bolide centrale alzato dall’estremo ospite in corner, dal quale nascerà il cross giunto a Borghese, lesto ad insaccare. 1-2 a mezz’ora dal termine. Il finale di gara è un assedio, Romizi mette presto i brividi a Pomini, bravissimo ad opporsi su un diagonale micidiale, che era già pronto a spegnersi sotto l’incrocio dei pali, strozzando l’urlo in gola al pubblico di casa. Torrente è caparbio, come la sua squadra e da il via ad un forcing finale interessantissimo. Castillo sostituisce De Falco, dando vita ad una sorta di 4-2-4. Forestieri calcia dalla distanza, Pomini non trattiene e Stoian non riesce a battere a rete trovando dinanzi a se ancora un Pomini spettacolare. La porta è stregata, il pareggio sembra questione di minuti, ma il Sassuolo si distende facilmente in contropiede e sfiora il gol con Missiroli, tanta sostanza e poca precisione nella sfida barese. Nella mischia viene gettato anche Galano per uno stanchissimo Forestieri. L’esterno ci prova subito dalla distanza sfiorando il montante di pochissimo. Gli ultimi minuti sono una gran battaglia, con Pea che si chiude con un altro centrocampista a rinfoltire il reparto e con la velocità di Boakye, utile nei contropiedi ospiti. Il Bari ci crede, si mostra vivo e, nonostante la grinta, i problemi societari e di scommessopoli che circondano i biancorossi, sfoderano ugualmente una buona prestazione, lasciandosi alle spalle tutto. Alla fine, però, non va. Arriva una sconfitta importante, ma dal quale non dovremmo farne assolutamente un dramma. Piccoli incidenti di percorso che in una squadra giovane e che stazione a +13 dai play-out sono comprensibili. La rotta riprende da Livorno, dove attende un’altra sfida importantissima nel cammino di una squadra che esce sempre a testa alta e che la sua identità l’ha trovata. Cogliamo il lato prezioso, i ragazzi ci sono. Servirebbe anche più fortuna, ma per adesso va bene così. La ruota girerà prima o poi, i mesi caldi si avvicinano pronti a quadrare una classifica ancora non definita. Credeteci, crediamoci. Il Bari c’è.
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